Da un po’ di tempo ormai si sente parlare di intelligenza artificiale: le applicazioni sono innumerevoli dalla sanità alla finanza e indubbiamente ci sono moltissimi vantaggi nel suo utilizzo in alcune situazioni, ma è abbastanza banale dire che se applicata male i rischi possano diventare molto seri e molteplici.
Un po’ come internet a suo tempo, non va demonizzata, ma deve essere utilizzata da persone che hanno a cuore il bene di tutti.
Automatizzare determinati compiti, migliorare l’efficienza e scoprire nuove utili funzionalità può migliorare la nostra vita in molti aspetti.
Google Translate è un esempio di intelligenza artificiale che ci permette sempre di comunicare anche quando non conosciamo la lingua e farsi capire e comprendere è, secondo me, sempre fondamentale.
Riprodurre attraverso l’intelligenza artificiale la voce di una persona per truffarne un’altra è ovviamente un rischio molto alto.
Riusciremo quindi sempre a distinguere la realtà dal non vero?
L’intelligenza artificiale può essere applicata anche all’arte, alla creatività.
Ad esempio con essa sarà possibile scrivere un libro: sembra anche che sia già stato fatto, inserendo alcuni dati come lo stile che si vorrebbe, ad esempio stile Hemingway privo di fronzoli oppure il genere, ad esempio thriller.
Questo aspetto mi rattrista abbastanza in quanto la creatività è per me umana ed è un insieme di emozioni, di sensazioni e di una buona dose di imprevedibilità.
Forse verrà utilizzata per produrre in minor tempo (il lavoro dello scrittore è fatto anche di interminabili pagine bianche) prodotti che richiede un mercato che viaggia ad alta velocità, ma credo saranno libri semplici, standard senza particolari emozioni.
Voglio sperare che siano testi che non creino quel legame tra scrittore e lettore che chi scrive ricerca in continuazione e a volte con molta fatica.
Dubito che qualcosa di artificiale riesca in questo, ma spero di non esserci quando gli artisti saranno considerati superflui.